MAROCCO ON THE ROAD PT II

MAROCCO ON THE ROAD PT II

9 APRILE

GIORNO 8 - M’HAMID -> DESERTO DI ERG CHIGAGA

Il deserto dell’ Erg Chigaga si estende fino al confine con l’Algeria. Abbiamo passato due ore di viaggio in un 4x4, con il nostro autista che capivamo a gesti, la musica berbera, il caldo cocente e due bottiglie d’acqua. Poco dopo essere saliti in macchina la strada è scomparsa e abbiamo percorso distese di dromedari, abbiamo ballato al ritmo del dissesto: della steppa, delle dune e della roccia, abbiamo visto oasi, scuole e pozzi nel mezzo del nulla, bambini venditori di piccoli portachiavi a forma di cammello, donne trasportare qualsiasi cosa sulla testa. Ci siamo chiesti (più e più volte) se fosse tutto un trucco ben riuscito per ucciderci senza lasciare traccia e poi dopo due ore... la pace. La pace quella vera, quella che se la provi a descrivere perde già di valore, in un secondo tutti gli assilli quotidiani sono rimasti chiusi in un cassetto blindato, non erano più i miei in quel momento. quella era la pace che puoi solo immaginare, ma io la stavo vivendo. Forse mi hanno uccisa davvero?! Perché se quello non era il paradiso, sicuramente ci somigliava. IL nostro villaggio nel mezzo di dune di sabbia altissima, è meraviglioso, con ogni confort possibile immaginabile Ci siamo solo noi e due ospiti di mezza età, svizzeri.  Ghazala Camp , dopo il rito del the di benvenuto ci fanno affrettare per il tramonto in dromedario, portandoci sulla duna più alta in sella a due simpatici dromedari, sembra tutto magnifico, fiabesco e raccontarlo con parole è davvero difficile. Sei fuori dal mondo, nel vero senso della parola, e la cosa non spaventa, rilassa. La cena è squisita, e la notte senza il minimo rumore e piena di stelle.

Ghazala Camp ©Edoardo Morina Dress by Boohoo

Jumpsuit by Quiz clothing

10 APRILE

GIORNO 9 - ERG CHIGAGA DESERT -> NKOB 

Il giorno seguente dopo una buona colazione ci rimettiamo in marcia verso la civiltà, per poi ripartire con il nostro on the road per il Marocco. Ritornati a M’hamid, ringraziamo il Kasbah Sahara Service per la meravigliosa ospitalità e ripartiamo diretti verso Nkob. La strada verso Nkob è di 3 ore, il clima che ci aspetta è caldo e soleggiato, una bellissima giornata. Nkob ci accoglie con un campetto da calcio improvvisato e dei bambini che giocano, Edoardo non perde l’occasione di diventare il loro migliore amico e farsi una partita, per poi farsi accompagnare a bere il miglior caffè di Nkob

©Edoardo Morina

A Nkob alloggiamo al Kasbah Baha Baha, un piccolo angolo di paradiso. immerso nel verde, con un aranceto all’interno e un piccolo museo, una piscina per rinfrescarsi e un terrazzo a picco sulla Kasbah, le stanze di questa Kasbah sono molto confortevoli, l’ospitalità ineccepibile. Ci rilassiamo a bordo piscina con un the, la cena all’interno della Kasbah è buonissima.

Kasbah Baha Baha ©Edoardo Morina Dress by Quiz clothing

11 APRILE

GIORNO 10 - NKOB -> MERZOUGA

Decidiamo, dato che abbiamo tempo, di provare un altro deserto, per curiosità, ma prima di partire facciamo un giro a Nkob. C’è il mercato e tanta gente. Nkob è una Kasbah, ci avventuriamo alle pendici dove, incontriamo donne e bambini lavare panni in un piccolo fosso che devia il corso di un fiume, l’acqua è molto fredda e trasparente, un profumo di pulito ci inebria. I bambini fanno avanti e indietro portando panni sporchi e puliti nelle carriole e le mamme, con i neonati sulle spalle, lavano tutto lì dentro. Dietro di loro si estendono i palmeti, con gli uomini intenti a lavorare.

NKOB ©Edoardo Morina

Da Nkob ci dirigiamo a Merzouga. Sono tre ore di strada, arrivati a Merzouga, attendiamo il nostro driver al Cafe Des Artistes, dopo di che Mohammed ci fa un pò da cicerone, spiegandoci dettagli curiosi del posto e ci accompagna al camp. Questo deserto rispetto al deserto di Erg Chigaga è molto più ad hoc per i turisti, molto meno autentico. Ci spiega Mohammed che leggi sulla salvaguardia dell’ambiente del posto, hanno vietato in quelle zone di allontanarsi troppo dalle strade per installare i campi e questo, purtroppo gli fa perdere un pò la magia del deserto come lo si può sognare. Per chi vuole provare l’autenticità del deserto posso consigliare vivamente l’Erg Chigaga e non Merzouga. Il Dihaya Desert Camp è però molto bello, l’ospitalità eccellente, il cibo buonissimo, le tende munite di ogni confort.


Dihaya Desert Camp
©Edoardo Morina Dress by Boohoo

12 APRILE

GIORNO 11 - MERZOUGA -> MEknÉs

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Il giorno successivo la macchina del driver non parte, ecco abbiamo capito di essere arrivati al momento in cui il sogno finisce, si trasforma in incubo e veniamo uccisi: i telefoni non prendono e l’auto è senza benzina… ci prepariamo al peggio ed invece, colpo di scena! Dopo aver camminato chilometri i telefoni iniziano a prendere e il nostro amico riesce a farsi aiutare con una tanica di benzina. 

Partiamo alla volta di Meknès, i paesaggi qui non hanno nulla da invidiare a tutti i parchi a pagamento americani, si alternano oasi piene di alberi, deserti, bacini naturali meravigliosi.

Ci fermiamo in un posto termale consigliato da una guida sulla strada, ma presto pentiti della nostra scelta continuiamo verso la meta. La strada è lunga, ma con le dovute soste per ammirare i posti o i piccoli villaggi non pesa molto. Trovare alloggio a Meknès è stato complicato, il nostro arrivo coincideva con la fiera dell’agricoltura. La città è così piena di gente che ci sembra di essere ripiombati a Mumbai, si fa fatica a camminare e, l’impatto dopo giorni di deserto e tranquillità è davvero traumatico. Nel centro della città, all’interno della Medina è impossibile parcheggiare, così fermiamo la macchina ad un parcheggio a pagamento appena fuori la Medina ed, ovviamente, il tizio del parcheggio cercherà di fregarci più soldi del dovuto. I gentilissimi proprietari del Riad ci mandano a prendere da un loro dipendente.

Il riad Yanis è a gestione familiare, il nome è preso dal figlioletto della coppia che lo gestisce, sono persone amorevoli e ospitali. Le stanze sono enormi, a noi danno una quadrupla e siamo in due e, hanno tutte balconate con l’affaccio all’interno. Un posto molto tradizionale al centro di Meknés, a piedi raggiungiamo qualsiasi posto centrale. Place El Hedim è la piazza più importante di Meknés, ricorda vagamente la piazza centrale di Marrakech per la sua confusione, le donne impegnate a dipengere con l’Hennè le mani delle ragazze, incantatori di serpenti, fili di tessitori da un lato all’altro della strada, bancarelle e banchi improvvisati che vendono la qualunque. Davanti alla piazza, sorge maestosa la Porta imperiale Bab El Mansour. Questa porta fu costruita per volontà del sultano Moulay Ismail quando scelse Meknés come capitale del suo impero, a testimonianza della grandezza di Meknès rispetto alle altre città del Marocco.

13 APRILE

GIORNO 12 - MEknÉs -> FES

Il giorno successivo, di buon mattino facciamo un giro per la Medina, un mercato dove si vende la qualunque si arrocca in un paesaggio di saliscendi, le viuzze color terra e i negozi creano un dedalo di luci e ombre.

 
 

©Edoardo Morina

Partiamo alla volta di Fes, all’arrivo rimaniamo sbalorditi dalla modernità che ci accoglie prima di entrare nella Medina: una grande specie di Rambla divide le corsie, questa parte della città è pulitissima e super occidentale, ai lati del grande vialone alberato negozi di ogni tipo. Via via tutto questo lascia spazio alla vera e propria Medina, cuore pulsante della città. A Fes pernotteremo a Le Grand Alcazar . Arrivati a Fes, troviamo parcheggio a 200 metri dal Riad, siamo in pieno centro della Medina. Entrati al Riad, siamo subito rapiti dalla gentilezza e dalla passione per quel posto dei due gemelli proprietari di questo Riad: Othmane e Omar sono due persone meravigliose, dedite con passione al loro lavoro. Il Riad, in pieno stile marocchino, ha ogni comodità: la nostra suite è ampia e pulitissima, il cortile molto curato e in cima vi è una terrazza che affaccia sui tetti di tutta la città.

Le Grand Alcazar ©Edoardo Morina Dress by Boohoo

Ci riposiamo un pò e, iniziamo ad esplorare la più grande Medina di tutto il mondo Islamico. La Medina è un dedalo, viuzze, caos, commercianti, colori, odori, “tira-dentro” ad ogni costo. 

Perdetevi in questo labirinto variegato, assaporate ed immergetevi completamente. Vagate senza meta e vi ritroverete faccia a faccia con la famosissima Porta Blu, prenderete da mangiare ad uno dei banchi dello street food senza interrogarvi troppo su cosa state mangiando, arriverete accompagnati dall’odore alle concerie, direte dei “no" molto fermi per scansare la proposta del “tiradentro" di turno. Torniamo al Riad stanchi morti, persi e ritrovati, con lo stomaco riempito del cibo più variegato, con le gambe a pezzi e il sole che ha fatto spazio alle stelle.








Valeria Nardilli