MAROCCO ON THE ROAD

2 Aprile

Giorno 1 - Marrakech

arriviamo all’aeroporto di Marrakech alle 22, in Italia è in vigore da due giorni l’ora legale, qui siamo  un’ora indietro. I controlli per il visto sono velocissimi e dopo un inutile check dei bagagli (in uscita), siamo fuori dall’aeroporto. Ci attende il nostro taxi, inviato dal Riad al prezzo di 90 dirham (9 euro circa). I Riad sono delle tipiche strutture marocchine con le stanze che affacciano in un cortile centrale, personalmente sono totalmente innamorata di questo genere di architettura.

Riad Sourour

© Edoardo Morina

Marrakech a primo impatto mi sorprende, nell’immaginario comune c’è sporcizia e caos, invece le strade sono pulitissime e larghe fuori dalle mura della Medina, talmente pulite che mi sono chiesta più volte “cosa diamine penseranno i marocchini quando arrivano a Roma?”. La Medina è circondata da km e km di mura e ogni tot si apre una porta che da accesso a questa città/labirinto. Il nostro primo Riad è il Riad Sourour trovato su airbnb, il prezzo è stato di 10 euro per notte, qualità prezzo davvero conveniente. per chi non ha molte pretese è  un ottimo riad, siamo arrivati alle 11 di sera e, nonostante tutto, Zaccaria, ci ha cucinato la cena (che non avevamo ordinato) in quindici minuti: un ottimo Taijin, ci ha mandato il taxi per 9 euro a prenderci dall’aeroporto, ci ha accompagnati a comprare spazzolino e dentifricio che avevamo dimenticato, insomma una disponibilità stupefacente. L’unica “pecca” del Riad forse la zona, si trova nella parte della Medina vecchia, non è proprio il massimo ma in 15 minuti a piedi arriverete in pieno centro. E con questo prezzo. Arrivati i nostri occhi non hanno potuto fare altro che alzarsi e perdersi in un’architettura così particolare, ho amato l’architettura marocchina fin dal primo momento.

Cena al Riad Sourour

3 Aprile

Giorno 2 - Marrakech

Lasciando le valigie nel Riad (dovevamo lasciare la stanza), ci siamo diretti verso il cuore pulsante della Medina. appena usciti dal Riad e svoltato l’angolo vi capiterà la cosa che vi accadrà (purtroppo) più spesso durante il vostro viaggio: un simpatico signore  con una bicicletta, con fare amichevole, ci inizia a chiedere in francese di dove siamo, cosa facciamo lì, se è la prima volta in Marocco, sparerà (e lo faranno tutti) quattro frasi in Italiano e poi ci inizierà a dire che la Medina non è un buon posto, che ci  può condurre lui in un mercato migliore, insistendo fin quando gli dico che può portarci dove vuole ma non abbiamo intenzione di comprare nulla, allora demorde. Questa è la cosa più fastidiosa che vi accadrà in Marocco, o per lo meno per come la vedo io: tutto quello che faranno, sembrerà per gentilezza ma sarà solo finalizzato al business. alla fine di ogni tour, ogni persona che si offrirà di accompagnarvi o farvi da guida e, in maniera pressoché magica, senza che ve ne riandate conto, vi farà ritrovare in un negozio o, in un modo o nell’altro vi ritroverete con qualcuno che vi chiederà soldi. Non cedete, potete riuscirci, noi ce l’abbiamo fatta.

Dress by Boohoo

© Edoardo Morina

Salutiamo il signore e continuiamo per la nostra strada verso il centro della Medina. Un trionfo di colori, odori e rumori si fa strada davanti a noi, i muri sui toni del rosso imperano su Marrakech, porte meravigliose decorate, gattini in ogni dove, muli carichi di tutto, così carichi da farci avere l’impressione più volte che le zampe stessero per spezzarsi, motorini dove si sta in tre, quattro, cinque, o in uno e un carico di trenta sacchi di cemento, con caschetti che somigliano ai caschi dei militari in guerra di sessanta anni fa. Donne con vestiti che coprono le caviglie, ma non così lunghi da non farci intravedere il pigiama e le pantofole (cosa che mi farà capire che si tratta della mia città, un posto dove si può stare tutto il giorno in pigiama, ma questa è un’altra storia). Carretti trainati anche da uomini sfrecciano dappertutto senza chiedere permesso, mestieranti indaffarati nelle loro botteghe, qui la vita non comincia presto la mattina. Pagnotte tonde marocchine, frutta e verdura che colora ogni angolo, macellai con carne esposta di ogni tipo e relativo odore, galline vive che vengono uccise prima di essere pesate e vendute, ceramiche e tessuti, paglia intrecciata per fare ceste e borse, pelli di qualsiasi specie vi venga in mente, spezie tantissime, differenti e profumate, lampade, migliori imitazioni di marche per ogni portafoglio, le bombole del gas, sì signori, la mia più grande paura in tutto il viaggio in Marocco sono state le bombole del gas, a ogni angolo, così come vendere patate : Qui tutto è un bazar e, nel bazar si vende davvero qualsiasi cosa, ci tirano a destra e manca e ogni due per tre ci chiederanno se vogliamo acquistare hashish, marijuana o zero zero: e l’iter è sempre quello “de donde eres? espanol? italiano? ohhh ho un parente in Italia a Bergamo/Torino/Sicilia, bella l’Italia, ci voglio andare prima o poi!” poi si offriranno di darti indicazioni, dopodiché a tono più sommesso ti offriranno la loro mercanzia e, dopo aver declinato, si offriranno comunque di accompagnarti nel miglior bar della zona.

 
 

Medina di Marrakech © Edoardo Morina

Welcome at Riad Z ©Valeria Nardilli

Decliniamo gentilmente le offerte e ci dedichiamo allo street food. Una mano sugli occhi per non vedere cosa mangiamo e i sapori sono ottimi: mangiamo una specie di pizza fritta intrisa di olio con pomodori e cipolle, deliziosa, fatta da tre donne con bambini al seguito. Dopo un’estenuante passeggiata, dopo aver preso le nostre valigie dal Riad, chiamiamo il simpatico Mohamed (si chiamano tutti Mohamed) che ci accompagnerà al prossimo Riad per la notte al costo di 40 dirham. (se volete il numero potete scrivermi, è efficientissimo e ci ha accompagnato per tutto il viaggio, se non viene lui manda qualcun altro). Il Riad in cui alloggiamo per la notte è nella zona Kasbah di Marrakech, dove ci sono le tombe dei Saudi. La zona è deliziosa, nei dintorni c’è tutto, paninari e pizzeria incluso. Il Riad z è bellissimo: essenziale e curato nei minimi dettagli: ci accolgono con del the e una torta al cioccolato buonissima e la colazione il giorno dopo è davvero ottima.

RIAD Z ©Edoardo Morina

La sera decidiamo di ascoltare i vari consigli sui blog e da amici e ci dirigiamo alla piazza Jeema El Fna. Ci sono bambini, nella strada per arrivare in piazza, che sniffano colla, sono molto piccoli; rifugiate siriane con figli al seguito che chiedono soldi. La povertà fa da cornice ad un mondo che sta cercando di diventare a forma di turista. L’occidente e l’oriente si fondono in una strana assonanza fatta di telefonini di ultima generazioni e vesti tipiche arabe accompagnate da scarpe all’ultimo grido, per la donna è molto di moda la pantofola di ogni colore e tipo sotto agli indumenti per uscire (sarebbe il mio paese ideale: sotto il pigiama con tanto di pantofola, per non disturbarsi neanche a mettere le scarpe, sopra una veste lunga e il gioco è fatto). La piazza al tramonto è suggestiva anche se molto turistica: ci sono incantatori di serpenti, domatori di scimmie, un gioco particolare che fanno con delle bottiglie e, oltre i venditori di succhi di frutta a 50 centesimi circa, la sera si popola di bancarelle che cucinano sul momento ecco, NON MANGIATE in piazza. Abbiamo speso 28 euro, ci hanno fatto mangiare quello che volevano loro e il cibo non era assolutamente buono. considerando che nei giorni successivi abbiamo mangiato a 5 euro in due. quindi fate una passeggiata ma evitate di fermarvi per cena, destreggiandovi tra le decine di “butta-dentro” che vi chiederanno di fermarvi a mangiare al loro chiosco.

Piazza Jeema El Fna © Edoardo Morina

4 Aprile

Giorno 3 - MARRAKECH

Ci dedichiamo da buoni turisti alla visita delle Concerie. Dopo una bella passeggiata capiamo di essere arrivati, principalmente per la puzza, all’ingresso delle concerie. Ci sono guide improvvisate che parlano ogni lingua, pronti a farti fare il giro e spiegarti i dettagli di come vengono conciate e colorate le pelli. Ci offre due ramoscelli di menta per attenuare la puzza (data dagli escrementi di piccione che utilizzano nel processo) e, ovviamente finito il giro ci accompagna in un negozio di pelli, rifiutiamo nonostante l’insistenza, gli lasciamo qualche spiccio e ci congediamo.

 

Le Concerie di Marrakech ©Valeria Nardilli

 

Omelette Berbera e caffè @Henna Art Cafè

Decidiamo dopo questo tour di dedicarci alla merenda di rito, e tra una bancarella e l’altra scorgiamo L’Henna Art Cafè è carinissimo, nel bel mezzo del souq e decidiamo di fermarci a mangiare una Omelette Berbera e un caffè.

Sulla via principale vicino al Riad, c’è una serie di posti dove mangiare  e nel corso dei giorni li abbiamo provati tutti:

  • pesce fritto e patatine (8 euro in due)

  • spiedini di carni varie: puoi scegliere se fegato, capra o pollo, consiglio quelli di capra) e insalata marocchina e il the al gelsomino buonissimo (4 euro in due)

  • Pizza margherita fatta sul momento (1 euro)

  • Tacos (10 euro in due)

La notte saremo a dormire al centro della Medina a 5 minuti a piedi dalla piazza centrale, in un Riad bellissimo. Trovarlo è stato un pò difficile, dopo che con ostinatezza continuavamo a girare intorno allo stesso punto, decidiamo diffidenti di chiedere a qualcuno e la persona ci risponde “Lì nel negozio di tappeti, continuate dritto!” noi iniziamo subito a pensare male “Lo vedi? non si può chiedere nulla che subito ti vogliono portare dentro a qualche negozio!” e invece… è davvero dentro una strada con un’esposizione di tappeti, poi un labirinto (fortunatamente dove non si può sbagliare) e si arriva in questo angolo di pace. Il Riad Dar Ten è veramente quello di cui si ha bisogno dopo una giornata nel caos di Marrakech, le stanze sono deliziose, la colazione anche, il rapporto qualità prezzo è giusto.

Riad Dar Ten © Edoardo Morina

5 Aprile

Giorno 4 - Marrakech

Ho imparato che Il the alla menta, in Marocco, è un modo per darti il benvenuto ovunque tu vada. Il the alla menta in Marocco, accompagnato da un sorriso, è un modo per farti sentire a casa, ovunque tu sia. L’ultimo giorno a Marrakech ci ritrasferiamo in zona Kasbah, il nostro nuovo Riad è il Riad 46, letti comodissimi e colazione superlativa. A livello di prezzo siamo in una fascia più bassa: l’accoglienza di Lancen è stata davvero fantastica, vi consiglio di dare un’occhiata anche ai suoi programmi su Alternative Morocco, abbiamo stretto amicizia, fatto programmi e ci ha aiutato moltissimo.

Riad 46 © Edoardo Morina Red Jumpsuit @Quizzclothing

A pranzo decidiamo di scoprire la zona nuova di Marrakech, quella occidentale e ci dirigiamo al Grand Cafè De La Poste, una zona di Marrakech questa, a noi perfettamente sconosciuta, occidentalissima, uno schiaffo composto da Zara, H&M, Mc Donalds; uno schiaffo ai Souk. é come entrare in una bolla, arrivare in questa parte della città e, dopo una contrattazione all’ultimo sangue con un tassista (per passare poi da 5 euro a 4,50… ma ad un certo punto diventa questione di principio), arriviamo al Grand Cafè De La Poste. Sinceramente niente di che, cibo normalissimo e prezzi alti, ma possiamo concederci un bicchiere di vino. Trovare alcolici in Marocco è davvero difficile, trovare droga un pò meno.

Questa è anche la zona dei Giardini di Majorelle

6 APRILE

Giorno 5/ MARRAKECH —> AIT BEN HADDOU


Di buon mattino facciamo un’abbondante colazione e ci dirigiamo in aeroporto per prendere la macchina che ci accompagnerà nel nostro On the road, una fantastica panda nuova che non ci ha mai abbandonati! fedele amica di tutto il nostro viaggio. Chiamo il mio, ormai amico tassista, che per 9 euro ci porta all’aeroporto, la macchina la prendiamo da una compagnia internazionale, abbiamo chiesto in zona ma i prezzi e le assicurazioni non convenivano. Arrivati all’aeroporto, trovare la nostra compagnia è stato complicato, dopo essere stati sballottati da un lato all’altro dell’aeroporto con 40 gradi, troviamo il nostro referente, che con fare molto furbo (come tutti d’altronde) ci propina in principio una twingo con portabagagli rotto e abbastanza malmessa, dicendoci che ci stava concedendo una macchina migliore rispetto a quella che avevamo prenotato (regola numero uno, ci proveranno: sempre!) Mi metto di punta e inizio a lamentarmi, dicendo che quella macchina non andava bene per noi, che era peggio di quella che avevamo prenotato e chiedendogli come avremmo mai potuto viaggiare con il portabagagli rotto! Seccato (regola numero 2, il 99,9% delle persone ha l’aspetto seccato), inizia a fare telefonate e dice che la nostra amata panda arriverà dopo un paio d’ore: un paio d’ore all’ombra di un albero  su un marciapiede. Arriva finalmente il nostro pandino, ma le sorprese non finiscono qui, allo striscio della carta per la caparra, ci dice che la somma richiesta non passa e che quindi può prendere una caparra più bassa ma, il prezzo della macchina sarebbe aumentato di 10 euro al giorno.  (ritorniamo alla regola numero uno) Esausti di litigare e contrattare e con la voglia di partire, diamo l’ok e finalmente siamo in moto.

Taijin © Valeria Nardilli

Guidare fuori dalle Medine non è così complicato come potete aspettarvi, ai confini con Marrakech prendono vita davanti a noi paesaggi e villaggi rurali incredibili, ci fermiamo a mangiare  per strada, in un posto fatiscente che fa Taijin, in riva a un fiumiciattolo, dove le api ci circondano e mangiano con noi… ma soprattutto mangiano noi! Il proprietario ha il sorriso, quei sorrisi belli, quelli che si capisce che non vogliono fregarti, siamo fuori dal limbo del “frega l’occidentale” e possiamo rilassarci un pò.

La strada che da Marrakech arriva ad Ait Ben Haddou è quel genere di strade che non ti fa mai chiudere la bocca, estasiati godiamo del viaggio… dei villaggi arroccati da un lato e l’altro, che sembrano usciti dalle favole e dai presepi, asinelli con bambini sul dorso che trasportano la qualunque, con le zampe così gracili che sembrano spezzarsi da un momento all’altro, campi di calcio improvvisati in mezzo al nulla, bambini che vendono mazzi di verdure (la verità è che ancora non abbiamo capito cosa vendevano), curve con paesaggi mozzafiato, terra rossa, ovunque.  Abbiamo appena valicato il monte Atlante con i suoi 2300 metri, 190 km per 6 ore di macchina e, la strada delle mille Kasbah prende vita davanti a noi. Arriviamo ad Hait Ben Haddou che è buio pesto e, il posto che ci aspetta ha un carisma magnetico, tutto suo. L’auberge Ayouze è quello di cui hai bisogno dopo un viaggio così, arrivare di notte ci ha fatto rimanere incantati il giorno successivo. é tutto buio intorno, pochissime luci, all’interno c’è tepore, uno stile inconfondibile Berbero, ci cucinano delle ottime brochette di pollo. La stanza ha un balcone e affaccia su un cortile interno da cui si vedono le stelle.  

Auberge Ayouze © Edoardo Morina

Long dress @Boohoo

Red Jumpsuit @Quizzclothing

7 Aprile
Giorno 6 AIT BEN HADDOU/OUZARZATE/ZAGORA

Colazione all’Auberge Ayouze © Edoardo Morina

Al risveglio rimango senza fiato, il panorama davanti a noi è indescrivibile, anche mentre siamo seduti sulla tazza del cesso possiamo rimanere ad ammirare quello che c’è fuori. Ait Ben Haddou svetta in lontananza e, un fiume si fa spazio tra l’arso della sabbia gialla. Abbiamo percorso ore di macchina nella montagna rossa, tra paesaggi mozzafiato, personaggi che sembravano usciti direttamente da film e villaggi che si arrampicavano sulle montagne: c’erano i venditori di pietre, c’erano pastori, c’era chi pregava, c’erano donne con in testa il peso di qualsiasi cosa e attaccati stretti sulle loro schiene i loro bambini, c’erano campi di calcio improvvisati ovunque e risate fragorose. C’erano gli asini lavoratori instancabili e c’era la mia bocca che da tanto stupore non riusciva più a chiudersi. Siamo arrivati di notte in questo posto Magico, magico sul serio e, la mattina, aperte le palpebre e le finestre, questo paesaggio ci è entrato negli occhi. Dopo un’ottima colazione ci dirigiamo in due minuti di macchina a visitare Ait Ben Haddou. Ait Ben Haddou è patrimonio dell’UNESCO dal 1987, scenario di film come Il the nel deserto e il Gladiatore, per noi che non siamo amanti del “turistico” ci lascia un pò interdetti perché è diventato un grande bazar pieno di turisti, ma i paesaggi sono bellissimi e la salita all’interno dello Ksar molto suggestiva, dalla piazza principale un sali e scendi di viottoli scoscesi, casette e terrazze, fino ad arrivare al punto più alto, dove il panorama fa da padrone. Ad Hait Ben Haddou non abita più nessuno ed è questo che non ci fa impazzire, tutto si basa sul turismo e sul commercio dei bazar. In realtà in 1 ora e mezza massimo, dovreste farcela a visitare lo Ksar. Al ritorno saltelliamo su dei ciottoli per attraversare il fiume. La cosa che più ci colpisce è vedere come un composto di terra e paglia regga attraverso gli anni in maniera così resistente. ci sembra assurdo eppure qui, gran parte delle costruzioni sono fatte in questa maniera. 

Ait Ben Haddou © Edoardo Morina

Da amanti del cinema, decidiamo da Ait Ben Haddou di dirigerci ad Ouazarzate la Hollywood del Marocco. Qui sorgono gli studi cinematografici Atlas, frequentati, tra gli altri, da Martin Scorsese, Clint Eastwood, Angelia Jolie e Brad Pitt. E come possiamo non farci tappa? Gli studi cinematografici Atlas, sono tra i più grandi al mondo, qui sono stati girati film quali Il gioiello del Nilo, Asterix e Cleopatra, I Dieci Comandamenti, Il Gladiatore, Kundun e il Trono Di Spade, per citarne alcuni. Si paga una cifra modica per entrare e si può passeggiare liberamente o, accompagnati da una guida multilingue tra un set e l’altro potendoti fermare quando e come vuoi a fotografare.

Atlas Studios © Edoardo Morina
Proseguiamo per la strada fino a Zagora, dove pernottiamo alla Petite Kasbah. All’arrivo due bambini assaltano la macchina chiedendo “Bon bon” e “Stylo”. Vogliono dolcetti e penne, ci spiegheranno in seguito che sono le poche parole che conoscono in francese e probabilmente amano ripeterle. L’accoglienza alla Petite Kasbah è fantastica: the di rito e ottima cena, sappiate che le pagnotte tonde in Marocco accompagnate dalle olive e dall’insalata marocchina composta di pomodorini e cipolle. Le stanze sono spaziose e molto essenziali, il wifi lascia desiderare come d’altronde nel 90% dei posti dove ci dirigiamo. 

Petite Kasbah © Edoardo Morina

8 APRILE

Giorno 7 / ZAGORA -> M’HAMID

La Petite Kasbah è leggermente fuori da Zagora, il giorno dopo, dopo un’ottima colazione, usciamo dalla Kasbah a piedi per una passeggiata prima di dirigerci verso M’Hamid (il nostro confine per il deserto). Ci indicano una grande Kasbah dopo una palmerie, (qui nei dintorni è pieno di Palmerie) a cui decidiamo di fare visita. Ci avviamo per un sentiero super sterrato, in mezzo al nulla più assoluto, ad un certo punto un ragazzo, si avvicina nominando me Fatima e il mio fidanzato Ali (lo faranno tutti, sempre in Marocco, regola numero 3). Inizia ad intrecciarci con le foglie di palma un animaletto, ovviamente sapeva parlare italiano, ovviamente per qualche strana ragione lui è proprio del posto dove stiamo andando e ovviamente si “offre” di accompangarci, facendoci vedere la strada, e, sempre ovviamente diventerà la nostra guida turistica per il giro nella Kasbah. Bambini di ogni età continuano a venirci incontro chiedendoci “Stylo” e “Bon bon”, lo scenario che si propone davanti a noi è quasi post apocalittico, la nostra guida è formidabile, ci fa entrare nelle case, ci spiega per filo e per segno qualsiasi cosa riguardo la Kasbah, ci fa accedere in una sinagoga, fino a farci arrivare, indovinate un pò? In un negozio di tappeti!

Kasbah e Palmerie © Edoardo Morina

non ce ne accorgiamo nemmeno! Siamo lì a visitare una cooperativa di monili femminili e tadan, come per magia ci ritroviamo all’interno del negozio: solita tiritera, proprietario gentilissimo che ha cugini/zii/fratelli/cane/gatto in Italia, ci offre del the, chiacchieriamo per dieci minuti buoni, mi chiede se voglio un tappeto, rifiuto, la sua faccia cambia totalmente… Questa volta però decidiamo di non farcela passare facendo finta di niente, Edoardo comincia a chiedermi di tradurre in francese un flusso di pensieri alla Joyce riguardo la falsa ospitalità a cui il venditore di tappeti ribatte, così a suon di tappeti ci alziamo e troviamo la nostra guida fuori dal negozio. Gli parliamo, cerchiamo di fargli capire che i turisti apprezzerebbero molto di più non finire a loro insaputa in una trappola, che prenderebbe molte più mance, gli lasciamo una mancia generosa e lo salutiamo, sembra felice dei nostri consigli.. ma siamo consapevoli che ricomincerà dieci minuti dopo, a condurre le persone nel negozio di tappeti. Prendiamo le nostre valigie, i ragazzi della Petite Kasbah ci insegnano per preparaci al deserto, a fare il turbante dei beduini, dopo qualche foto ricordo, ripartiamo verso M’hamid. M’hamid è ai confini del mondo, siamo in una sorta di villaggio immerso nel niente più assoluto. Si vede che qui a parte hotel e villaggi, nessuno è abituato alla presenza dei turisti. Ci accoglie l’hotel Kasbah Sahara Services , fa molto caldo, c’è una bella piscina, la nostra stanza è spaziosa, una sorta di suite: con salottino e bagno interno, l’accoglienza è gentile. Appena fuori dall’hotel c’è una sorta di bar con sedute fuori dove è possibile mangiare qualcosa, prendiamo dei bocconcini di pollo, nel frattempo  cercano di accalappiarci in ogni modo per fare tour nel deserto, noi però abbiamo già il nostro organizzato con l’hotel Kasbah Sahara Service (fantastici). Dopo esserci rilassati, aver giocato con gattini randagi dolcissimi e cenato in maniera squisita, compresa una torta al cioccolato buonissima, andiamo a nanna per il viaggio nel deserto che ci attende il giorno dopo!

Kasbah Sahara Service © Edoardo Morina

Beachrobe @JB4







































Valeria Nardilli